BLOCCO OCULARE
Il lavoro sugli occhi nel percorso psicocorporeo serve per ammorbidire le difese caratteriali psiconeuromuscolari. Per l’essere umano sono le difese autoboicottanti e autoannientanti.
Il lavoro sugli occhi è una delle esperienze più importante e per poter farla durante il seminario “l’incontro con me stess*” abbiamo lavorato nel gruppo e individiamente una giornata intera.
Lavorare con il corpo serve per sbloccare l’energia vitale nelle gambe, nel bacino, nel diaframma, nel volto, nella gola e nel collo.
Per incontrare se stessi con i propri occhi è molto importante sentire il respiro un po’ più libero del solito e una certa apertura verso se stessi.
In ciascuno di noi mentre cresciamo si forma il blocco oculare come protezione dal ‘mondo’ esterno ed è difficile connettessi in seguito al proprio cuore, ai propri bisogni e alla propria anima.
Vedere se stessi con i propri occhi è una delle esperienze più importanti per riprendere il potere di esprimere il proprio potenziale. E’ un percorso graduale ma già dalla prima esperienza in gruppo è possibile sentire la rigidità e severità con la quale uno guarda se stesso, scoprire la compassione, incontrare la paura, la solitudine, il terrore congelato e altre sensazioni nei nostri occhi che bloccano ‘il vedere’.
Un uomo con il calore e con la tristezza nei suoi occhi dice: “Vedo nei miei occhi il giudizio del mio padre”…
Una donna con il viso dolce dice che prova la rabbia e zero compassione verso se stessa guardando nei propri occhi…
Tutto questo dice che dietro questi occhi c’è un uomo o una donna che non riesce a perdonare se stess* per non aver ‘meritato’ l’amore nello sguardo dei genitori o un sostegno adeguato in una autentica espressione di se’. Un uomo o una donna che non accatta se stessi*.
Ogni bambino desiderava essere lodato per il semplice fatto di esistere con la propria vitalità.
Ogni bambino vuole espandersi ed essere accolto da chi si fida e, se al posto di essere accolto, riceve uno sguardo gelido il suo corpo e tutto il suo organismo reagisce per sopravvivere alla paura creando i blocchi psico-emotivi.
Ogni bambino voleva sentirgli dire qualcosa di buono sul suo conto, ma molto spesso prima di arrivare al ‘buono’ doveva sorbirsi una sfilza di rimproveri per le volte in cui era stato ‘cattivo’.
‘Cattivo’ vuol dire “disattento”, “non ha aiutato la mamma”, “ha dimenticato qualcosa”…Insomma, le volte dove era semplicemente bambino.
…A quel punto la sua spontaneità e la sua attenzione diventano turbate, perché il rimprovero (di qualsiasi tipo) crea paura e questa paura ogni bambino doveva rimovere, bloccare il respiro per non sentire quella paura nel corpo, sorridere al posto di piangere bloccando la mandibola e stringendo la gola…
E tutto questo per poter conservare una relazione con gli adulti.
La memoria corporea manterrà le sue cicatrice e ferite. L’inconscio non si libererà mai della certezza d’essere stato un bambino cattivo che non meritava l’amore. Ma a livello conscio ricorderà solo i momenti belli oppure sarà un adulto che dira: “Prima di sei anni non ricordo niente”.
E così, in avvenire, il futuro adulto tratterà male se stesso o si guarderà attraverso gli occhi degli altri per adattarsi ai loro giudizi o attraverso gli occhi dei genitori che ha introiettato dentro di se – gli occhi senza calore, gli occhi che controllano e non riposano mai…
O, in avvenire, il futuro genitore che si comporterà con loro figli nello stesso modo e si aspetterà che anche loro figli provino la gratitudine per quello che loro hanno fatto per ‘loro bene’.
Un adulto ha veramente difficoltà riconoscere l’imperfezione dei loro genitori. Piuttosto giudica e punisce se stesso al posto di vedere i propri genitori con loro mancanze e per quello che sono.
La punizione avviene di solito implicitamente attraverso i sintomi o esplicitamente tramite l’autoboicottaggio della propria vita e dei proprie talenti. Tramite boicottaggio della gioia nella propria vita.
Lavorare su di se’ in presenza e con gli altri ‘simili’ significa sentire, esistere ed esprimersi realmente attraversando le paure antiche.
Grata ad ogni partecipante.
Al loro coraggio.
Anche questa volta è stata una discesa.
Olga De Bacco
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