Quando la mente è divisa dal cuore

libertà dell'essere

Quando la mente è divisa dal cuore

“Ciò che il cuore conosce oggi, la testa comprenderà domani”. (Seneca)

Negli ultimi anni sentiamo spesso parlare della qualità delle relazioni e dell’impossibilità di avere i rapporti veri. Credetemi, anche chi si lamenta dei problemi esterni alla fine si accorge che in fondo al suo cuore è un essere sociale che ha bisogno di calore e di uno sincero scambio con l’altro.

Le relazioni virtuali tramite “social-network” riempiono, per fortuna (soprattutto durante i tempi del Covid), una parte del vuoto, ma nello stesso tempo impoveriscono e tolgono alle relazioni quella parte che inconsciamente gli esseri umani cercano: sentirsi visti, ascoltati e affermare se stessi attraverso uno scambio umano tra simili. 

Per diventare psicoterapeuta e counselor ho “incontrato” e sentito tanto dolore e tanta energia inespressa rinchiusi nel mio cuore e nel mio corpo. Questo “incontro” con sé stessi di solito permette di vedere anche gli altri esseri umani in un modo diverso. Quando parliamo della qualità della vita, intendiamo salute, ambiente, vita sociale, aspetti psico-emotivi e relazioni.

Senza comprendere, sentire e a volte rivivere i propri legami, potremo avere le difficoltà “incontrare” gli altri non solo a livello fisico e mentale, ma anche a livello emotivo e del cuore. La ragione del “malvivere”, dell’insoddisfazione, della depressione, delle malattie psicosomatiche e dell’incapacità di comprendere di cosa abbiamo bisogno, derivano dall’incapacità di incontrare e condividere l’umanità propria e dell’altro.

Cosa significa provare ad aprire il cuore? Non è dire di sì e nemmeno essere accondiscendenti. È uno stato di apertura che permette di vedere l’altro e mostrare chi sei. Spesso non è cosi facile uscire dallo small tolking: dal “parlare” che nasconde la vera natura, dalle conversazioni con gli altri per fuggire dalla solitudine o dal vuoto, dal “raccontare tanto” per non far avvicinare l’altro a sé. 

È molto difficile parlare del cuore, soprattutto negli ambiti aziendali. È altrettanto molto difficile toccare il cuore delle persone che parlano di cuore. È un paradosso. Lo so. 

Tuttavia, tutti abbiamo un canale di comunicazione descritto molto bene da Porges, la “neurocezione”. La neurocezione è un’esperienza senza parole: è la reazione del sistema nervoso autonomo ai segnali che giungono non solo dal mondo che ci circonda, ma anche dal nostro corpo. Ci arrivano le informazioni dagli organi interni come il cuore, i polmoni e intestino, attraverso i segnali sulla persona con la quale siamo in contatto e su dove ci troviamo. 

Diventa chiaro che non possiamo più valutare una situazione attraverso il cervello. Prima che il cervello capisca e dia un significato, il sistema nervoso autonomo fa una valutazione della situazione attraverso il processo di neurocezione, e inizia a formulare una risposta. A volte senza capirlo ci sentiamo bene accanto una persona. Proprio perché la neurocezione determina se ci sentiamo al sicuro e se è sicuro aprirsi all’altro.

La sicurezza neurocettiva dipende lai nostri legami del passato e influenza il nostro sistema di relazioni sociali, famigliari e affettivi. Per maggior parte delle persone è importante rivivere le situazioni in un contesto sicuro (in una relazione d’aiuto o in un gruppo) per aggiornare questo sistema. 

Proprio perché la corteccia temporale risponde alle espressioni dei volti, voci e movimenti, ed essa comunica con l’amigdala, al centro del nostro cervello (ovvero il radar del nostro cervello), per valutare movimenti e intenzioni, il sistema nervoso reagisce senza ancora comprendere la situazione a livello mentale. Spesso il nostro comportamento e la comunicazione dipende non da quello che noi pensiamo, o dalle nostre conclusioni o paure, ma dalla nostra storia personale. 

Il contatto con il nostro sistema di fiducia nel mondo, con sé stessi dipende dal contatto che abbiamo con il nostro cuore. E il contatto con il nostro cuore dipende dal contatto che abbiamo con il corpo e dalla capacita di ascoltarlo. Ma oggi non è più sufficiente capire sé stessi con la mente razionale e riconoscere quando siamo tristi o arrabbiati. Diventa importante imparare a riconoscere e gestire i nostri sentimenti più profondi perché spesso sono proprio loro che ci guidano nelle scelte più importanti e nell’essere nel mondo così come siamo. Non basta più sapere tanto per comprendere che cosa sia veramente importante per noi. 

Dimentichiamo di ascoltarci perché dobbiamo controllare il mondo esterno per non rivivere l’umiliazione e per la paura di non sentirsi all’altezza. (…)

Ma in pratica cosa significa “ascoltarsi”?

Per esempio, esiste una notevole difficoltà e disagio di parlare in prima persona: provate ad esprimere una vostra opinione personale su un tema usando le frasi: “io penso”, “io sento”, “io non capisco”, “io posso” etc. Prova ad ascoltare cosa succede dentro… Lascia andare il sapere. Se usi una tattica, un comportamento “pensato” prima, l’altro lo percepisce attraverso il suo sistema nervoso, non attraverso la mente relazionale. Per fortuna gli esseri umani sono diversi e reagiscono diversamente. 

E ora ci lamentiamo che ci manca in contatto… Ma prima c’era? 

C’è una cronica separazione tra la testa e il cuore ed è difficile sentire la mancanza della profondità nelle relazioni e la mancanza di un incontro autentico con l’altro. I nostri corpi sono costantemente in uno stato di contrazione per le difese che abbiamo dovuto adottare negli anni. Le tensioni che abbiamo derivano dalla sfiducia che abbiamo nei confronti del mondo e verso l’altro simile.

Sentirsi meno (a livello corporeo-emotivo) ci aiuta a rimanere lontani dai desideri del cuore, dal cuore dell’altro e dal dolore che dobbiamo proteggere. Ad un certo punto confondiamo e crediamo che quello che ci dice la testa, sia lo stesso che vuole il nostro cuore. Il tuo cuore non può volere che ti ammali per una vita frenetica, per lo stress che vivi, per il controllo che devi esercitare su te stesso e sugli altri per non sentire i tuoi bisogni più profondi. Quando la mente é divisa da cuore, cerchiamo furi quello che abbiamo dentro.

Il rispetto di Sé. Il Sè é corporeo. Il rispettarsi inizia con ascoltarsi. Cominciamo a farlo una, due, tre, quattro volte… Al certo punto non dobbiamo più fuggire. Fuggire da se stessi. Attraverso il cibo, il carico di lavoro, il pensiero magico ecc.

Tutti noi abbiamo le risorse per farlo. Importante liberarli.

Con fiducia, 

Olga