CRESCERE VELOCEMENTE
“Fai in fretta.” “Impara velocemente.” “Fai tutto da solo”. ”Sei GIA’ grande”. Sono i messagi che abbiamo ricevuto mentre crescevamo.
Crescere troppo in fretta lascia ferite profonde. Chi è stato costretto a diventare grande prima del tempo ha imparato, spesso inconsciamente, a mettere da parte i propri bisogni, i sentimenti legati a questi bisogni (tristezza, paura, solitudine). Quando durante l’infanzia non abbiamo riceviamo abbastanza sostegno, protezione o spazio per una sana dipendenza, nasce l’idea che chiedere è un segno di debolezza, che affidarsi agli altri è una minacia per la nostra libertà, che chiedere aiuto è un modo per manipolarci in futuro.
Questi bambini, ormai adulti, portano dentro di sé una convinzione radicata: “Non posso mostrare ciò di cui ho bisogno. Devo farcela da solo.” Questo li spinge a costruire muri intorno al loro cuore, a evitare vicinanza o a creare regole rigide per sentirsi al sicuro.
Il CONTROLLO è l’unica parte sicura che loro hanno. Il controllo pemette di far tacere l’ansia di essere scoperti “bisognosi” e “deboli”.
La fiducia negli altri diventa un lusso che non possono permettersi, e al posto della vulnerabilità, spesso mostrano il sapere, al posto della verità mostrano la maschera della vulnerabilità, al posto della forza mostrano l’ego, rigidità mentale, indipendenza, libertà dimostrativa. Il motore di tutto questo è la rabbia dell’impossibilità di fidarsi.
Ma sotto la rabbia si nasconde una paura sottile e costante: quella di essere delusi, incompiresi, abbandonati o feriti di nuovo. La rabbia nasconde paura. La rabbia nasconde dolore.
Dietro atteggiamenti che possono sembrare duri o ostili, vittimistici o evitanti c’è un desiderio inespresso, una ferita che implora attenzione: il bisogno di condividere, di confrontarsi con altri in modo sano, di sentirsi accolti senza giudizio.
Non è debolezza chiedere aiuto. È un atto di coraggio riconoscere che non possiamo farcela sempre da soli. Riavvicinarsi agli altri, anche quando sembra impossibile, è un viaggio verso la trasformazione. Accogliere questa verità non significa tornare vulnerabili come bambini, ma diventare adulti maturi, capaci di amare e di lasciarsi amare.
Forse il primo passo è accettare che non siamo fatti per essere “isole”.
La connessione è ciò che ci rende umani. I muri che abbiamo costruito per proteggerci possono anche diventare ponti, se troviamo il coraggio di smontarli, un pezzo alla volta.
Puoi rallentare e ascoltare il tuo bisogno.
Puoi imparare se sei connesso a te stesso: al tuo stato d’animo e al tuo chiaro obiettivo.
Puoi chiedere aiuto a chi ti può ascoltare senza giudicare.
Puoi imparare ad accettare opinioni degli altri.
Puoi uscire dalla contro-dipendenza accogliendo la ferita del tuo cuore.
Forse il secondo passo è rivedere la convinzione molto comune che “chiedere vuoldire essere deboli e manipolabili”.
Olga De Bacco